TORRI COLOMBAIE, APIARI E NEVIERE |
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Torri Colombaie
La diffusione
Monumentali torri colombaie a base circolare o quadrangolare attestano l’attività umanizzatrice che interesserà il paesaggio rurale salentino nel corso dei secoli. È intorno alle metà del Cinquecento che si costruiscono le più belle torri colombaie, nella stessa epoca in cui si registra in Terra d’Otranto il massimo sviluppo dell’economia agricola e il momento più significativo delle realizzazioni architettoniche in ambiente rurale. La loro diffusione storica sarà così massiccia che il toponimo Palumbaru identificherà intere località in diversi feudi dei borghi di Terra d’Otranto, proprio ad attestare la presenza di queste singolari costruzioni anche in aree dove ormai non ne rimane più alcuna traccia. Una presenza confermata anche dai documenti archivistici, dai quali emerge pure l’importanza dell’allevamento dei colombi, la disciplina che ne regolerà la caccia o la tutela, il ruolo che questi pregiati volatili avranno nell’economia delle nobili famiglie di Terra d’Otranto. Così si legge, per esempio, nel Codice di Maria d’Enghiein: “che nulla persona ausa occidere o menare con balestra oy con archi alli palumbi de palombaro; né pigliare dicti palumbi…” Queste prescrizioni si protrarranno nei secoli e le ritroviamo nei documenti fino al Settecento.Emerge chiaro non solo il valore economico degli allevamenti dei colombi e quindi l’importanza di proteggerli, ma anche il significato della proprietà privata, dell’assoluta pertinenza signorile e di un privilegio esclusivo della nobiltà, laica o ecclesiastica, le cui fortune dipenderanno quasi esclusivamente dalla rendita fondiaria.
Usi e significati
L’edificazione di tali architetture è strettamente connessa ad una serie di fattori.
- Valenza economica: nell’allevamento dei colombi, l’uomo sfrutterà le abitudini di questi volatili costruendo edifici particolarmente favorevoli alla loro nidificazione e, al contempo pratici e funzionali nella fase del prelevamento degli esemplari più giovani. Privilegio in epoche passate della nobiltà e del clero, la carne del colombo, infatti, per le sue particolari proprietà nutrizionali, sarà fondamentale nell’alimentazione di bambini, anziani e puerpere. Il valore economico delle torri colombaie non deriva però, soltanto dalla possibilità di poter allevare migliaia di colombi e quindi dalla grande disponibilità di carne pregiata, ma anche dall’enorme quantità di columbina che si accumula all’interno delle torri stesse. Oltre ad essere un ottimo fertilizzante, troverà vasto utilizzo nella concia delle pelli.
- Valenza difensiva: le grandiose dimensioni di questi monumenti architettonici e la loro collocazione molto spesso isolata e in posizione appartata rispetto al complesso edilizio della masseria, non è certo casuale. Se già l’edificio turriforme della masseria ha la funzione di scoraggiare eventuali assalitori, un secondo edificio a forma di torre, dai volumi severi, viene concepito per suggerire l’idea di una ulteriore opera di difesa del territorio e quindi dell’insediamento. Si potrebbe così giustificare anche l’imponenza di queste costruzioni, soprattutto laddove il fabbricato della masseria si presenta con volumi modesti e privo di elementi per la difesa.
- Valenza simbolica: oltre ad essere parte integrante della struttura economica della masseria, la colombaia diviene vero e proprio veicolo di comunicazione di uno status sociale. È proprio sulla colombaia che il proprietario terriero comunemente colloca il suo stemma, fa incidere la data della costruzione e ne sintetizza gli scopi della realizzazione .
La tecnica costruttiva
Isolate o poco distanti dal complesso masserizio, altre volte inglobate in giardini chiusi, sono costruite secondo parametri ben precisi di larghezza ed altezza per favorire l’accesso dei colombi e per proteggere le nicchie dagli agenti atmosferici.Le tecniche di costruzione, storicamente codificate, prevedono un’altezza di poco maggiore alla lunghezza del diametro e ancora, come spiega il Milizia: “la loro altezza non vuole essere assai grande per non difficoltare ai genitori il trasporto del cibo ai loro parti; può stare dal duplo fino al quadruplo della loro larghezza. La capacità di questa camera deve essere mediocre; se è troppo ristretta, vi si concuoce tutto nell’estate; se è troppo grande, quei volatili vi soffron freddo nell’inverno: il suo diametro può essere da 16 fino a 24 piedi”. Le colombaie sono costruite in blocchi di tufo squadrati, prive di copertura e dotate di una sola apertura, raggiungibile con una scala a pioli, ad alcuni metri dal piano di campagna per evitare l’accesso dei predatori feroci; rampe di scale (da 7 ad 8) si sviluppavano lungo le pareti interne con andamento elicoidale, sporgenti come mensole dal parapetto murario; cordoli in rilievo si collocano al di sotto dell’apertura per ostacolare la scalata di rettili; merlature, cordoli a sbalzo, cornici aggettanti, oltre che avere una funzione decorativa, fungono da "appollatoi" per i colombi in uscita ed entrata dalla torre stessa. La tipologia a pianta quadrata è probabilmente una conseguenza del terremoto del 1743: in seguito alla distruzione di buona parte del patrimonio edilizio rurale, si avvia la ricostruzione anche delle torri colombaie con forme e tecniche più semplici. Si tratta in ogni caso di una tipologia legata ad epoche più recenti.
Apiari
Poco appariscenti architettonicamente, ma molto importanti all’interno del quadro economico delle masserie sono gli apiari, la cui presenza nella Valle della Cupa è testimoniata dalle descrizioni di molti complessi masserizi registrati nei Catasti Onciari della metà del Settecento. Apiari con numerose “bocche d’api” si presentano, di norma, come una parete formata da conci di tufo scavati a mo’ di piccoli cassettoni che costituiscono le arnie. Luogo ideale per l’alveare è il giardino, “perché quivi le api trovano ancora un pronto nutrimento ne’ fiori degli alberi senza obbligarle ad un lungo viaggio”; è nel giardino, in una zona protetta da tramontana e da ponente, che si possono piantare lungo i viali e i muri di recinzione erbe aromatiche “le quali, nel tempo istesso che faranno un piacevole ornamento, particolarmente se si dispongono con ordine, e simetria, producono ancora una quantità prodigiosa di fiorellini carichi di dolcissimo miele, che le api sanno ben succhiare”. L’apicoltura è un’attività risalente ad epoche remote e, nel territorio raggiunge il massimo sviluppo durante il XVI secolo. Per le loro dimensioni, gli apiari, oltre a soddisfare le esigenze dei proprietari offriranno cera e miele da mettere in commercio in un mercato certamente redditizio.
Le neviere
Tra le più significative manifestazioni di architettura ipogea legata alla storia del paesaggio agrario salentino, un manufatto scaturito dalla primitiva esigenza di sopperire alla mancanza di acqua superficiale o sorgiva mediante la realizzazione di opere appositamente progettate. La necessità di integrarne la scarsa disponibilità nel periodo estivo, consoliderà l’uso della raccolta e della conservazione di neve in specifiche costruzioni conosciute comunemente come “neviere”, testimoni, tra l’altro, del cambiamento meteorologico registratosi nel corso dei secoli. Scavate nella roccia ad una profondità che oscilla dai cinque ai sei metri, a pianta quadrata o rettangolare con dimensioni fino a dieci metri di lato, queste camere sotterranee sono generalmente coperte con volta a botte ed hanno accesso mediante finestrella aperta a piano di campagna su uno dei due lati più corti.
Sul modo di conservare la neve non esistono documenti scritti, ma la tradizione orale consente di ricostruirne i momenti principali. La neve raccolta veniva accumulata all’interno della neviera e, con un lavoro certosino di decisiva importanza, pressata per evitare che eventuali spazi vuoti o interstizi potessero provocare infiltrazioni d’aria e il conseguente scioglimento. Uno strato di paglia molto spesso veniva poi disposto per rivestire sia la superficie del blocco, per creare un’adeguata coibentazione termica rispetto all’aria circostante, che le pareti interne. Il prelievo del ghiaccio, dalla finestrella della neviera precedentemente murata a tenuta stagna, si realizzava in blocchi squadrati, sistemati in speciali casse di legno, foderate internamente con una lamiera: si tratta delle comuni ghiacciaie usate fino al primo Novecento, periodo in cui la vendita della neve rappresenta ancora un commercio attivo.
Beni di riferimento
SURBO: masseria Melcarne
ARNESANO: masseria Palombaro
MONTERONI: casina Andretta (Neviera)
Bibliografia
- Maria Rosaria Muratore, Guida del Salento, Congedo editore, Galatina, 1999.
- Vincenzo Cazzato-Andrea Mantovano, Giardini di Puglia, Congedo Editore, Galatina, 2010
- Antonio Costantini, Guida ai monumenti dell’architettura contadina del Salento, Congedo Editore, Galatina, 1996.
- Antonio Costantini, Guida alle Masserie del Salento, Congedo Editore, Galatina.
- G.B. Gagliardo, Catechismo Agrario (1793), a cura di E. Imbriani, Lecce, 1990.
- Francesco Milizia, Principi di architettura civile, Tomo II, Bassano, 1813.
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