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I GIARDINI STORICI IN VALLE DELLA CUPA

Nel corso dell’Ottocento la Valle della Cupa diviene luogo ideale per l’impianto di pregevoli giardini grazie alla particolare salubrità dell’aria. Così il De Giorgi descrive questa area nei suoi Bozzetti di viaggio:

“la Cupa nei mesi autunnali vien percorsa tutto il giorno da bipedi e da quadrupedi, da carri, da barocci e da carrozze, che vanno e vengono dalle ville dei signori leccesi. È un viavai continuo di gente allegra e spensierata, che lascia nella città le noje della vita quotidiana per godere, almeno per qualche ora, le dolcezze della vita campestre […]. I profili delle cupole e dei campanili dei numerosi centri abitati si stagliano sullo sfondo, mentre in primo piano sono i frutteti d’un colore verde chiaro intramezzati da ville e da case coloniche […] un oceano nel quale la vegetazione arborea è molto sviluppata e arieggia alla flora tropicale. E nel mezzo di ogni podere piantato a fichi, mandorli, viti, ulivi, peschi, albicocchi e ciliegi, sorge una bella casetta campestre, che raccoglie la piccola famiglia colonica, o qualche villa elegante. […] Tutte queste ville della Cupa sono circondate da giardini e frutteti nei quali Flora e Pomona, Bacco e Minerva sfoggiano con un lusso orientale”.

Un anfiteatro di terreni verdeggianti, sviluppato in un piccolo avvallamento di suolo, delimitato dagli abitati di Lecce, Novoli, Campi, Carmiano, Copertino, San Donato e Lizzanello; con Lequile, San Pietro in Lama, San Cesario, e Monteroni che ne costituiscono il fulcro. Un’area individuabile  per la morfologia del territorio e per la toponomastica. “Giardino la Cupa”, “Fondo la Cupa”, “il Cupone”, “Lu Lacquaru”, “Li Paduli” sono toponimi ricorrenti che a quella conformazione del terreno sono strettamente legati. Una depressione carsica, con andamento Nord-Ovest/ Sud-Est e una estensione di mille ettari in cui nel corso dei secoli le acque piovane ristagnavano a lungo con vantaggi notevoli per le colture e la vegetazione. Terreni fertili,  ottenuti dal secolare processo di colmamento dell’invaso originario; facilità di accesso alla falda acquifera, presenza di banchi argillosi e abbondanza di calcare tufaceo, ottimo materiale per l’edilizia; disponibilità nella zona limitrofa di calcare argilloso-magnesifero (pietra leccese) sono stati i fattori che hanno incoraggiato l’insediamento e la continuità di frequentazione in questa parte più meridionale della piana messapica, sito privilegiato anche per la “salutevole sua aria”.
Da queste condizioni, certamente favorevoli, la profonda umanizzazione di borghi e campagne e la diffusione dei giardini come elemento accessorio, ma fondamentale, di ville, dimore stagionali e residenze nobiliari. Fenomeno, questo, che subirà una spinta catalizzatrice fra Otto e Novecento, quando molti spazi verdi, anche di ridotte dimensioni, saranno disegnati o riorganizzati rinunciando al tradizionale impianto regolare di viali ortogonali e aiuole geometriche: subentrano lievi alture e sentieri sinuosi, con il duplice vantaggio di introdurre elementi “alla moda” e di ampliare, mediante attenti artifici visuali ed effetti prospettici, le reali dimensioni di un luogo; ponticelli in muratura dalle arcate leggere e ringhiere in ferro diventano una scenografica soluzione per collegare il primo piano dell’edificio al giardino sottostante. Numerose le ville di campagna e le dimore stagionali che in Valle della Cupa saranno corredate da parchi di notevole estensione: il giardino, in questi casi, diviene completamento indispensabile della residenza signorile degno della stessa attenzione riservata all’edificio, impregnandosi di una forte valenza simbolica fino ad attestare lo status sociale del committente. La riorganizzazione di molti giardini sarà dettata da un gusto eclettico: coffe house e voliere coniugano lo stile orientale e gotico; le cappelle e le fabbriche turriformi rimandano al Medioevo; tempietti e monumenti in forma di colonne isolate evocano il mondo classico. Frequenti sono anche i gazebo metallici che richiamano i profili di una tenda turca e i padiglioni orientaleggianti in posizione panoramica.
Diversi sono i giardini in cava realizzati senza alterare l’originaria morfologia del territorio: in alcune zone della Cupa le irregolari e ampie aree delle cave dismesse di pietra leccese, disposte su più livelli, conoscono una nuova destinazione rispetto alla tradizionale piantumazione ad agrumi e vengono trasformate in lussureggianti giardini chiusi dalle alte e scoscese pareti naturali ricoperte di rampicanti. Molti i parchi in parte ricavati in scavo nello spazio della tagliata di tufo in cui la villa di pertinenza è ubicata. Pini, palme, eucalipti, alberi da frutta sono distribuiti secondo un ordine non regolare; sono assenti fabbriche, padiglioni e altre strutture accessorie e viene lasciato alla natura e al tempo il compito di ricreare un paesaggio spontaneo e talvolta quasi selvaggio.
Molti impianti dimostrano quanto forti siano nel giardino, sia in quello privato che in quello pubblico, le incertezze fra l’adozione di un tracciato irregolare e una ripartizione dello spazio secondo assi ortogonali: il giardino si struttura così sulla base di un disegno composito, nel quale si distinguono un’area con i caratteri formali del giardino all’italiana e una zona all’inglese; soprattutto in quest’ultima si concentrano gli sforzi dei progettisti, orientati verso l’artificiosa costruzione dei luoghi all’insegna della varietà e della sorpresa.
Consuetudine comune, affermatasi nel territorio locale tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Cinquanta, sarà rivolta al reimpiego e al reinserimento di frammenti barocchi in giardini di proprietà privata disegnati ex novo.
Non di rado le residenze della valle della Cupa si inseriscono nell’ampia casistica che ha come fine quello di reimpiegare un oggetto barocco di varia provenienza contestualizzandolo nello spazio del giardino circostante. Questa consuetudine si consolida nel secondo Novecento e saranno soprattutto i frammenti lapidei provenienti da edifici religiosi di piccole dimensioni a costituire il grosso degli arredi: intere portelle, originariamente poste ai lati degli altari, si collocano in funzione scenografica a mo’ di fondali prospettici dei viali oppure costituiscono il filtro per accedere a zone del giardino con differenti caratteristiche botaniche; paliotti mistilinei di altari si alternano a siepi di bosso; putti festanti sorreggono vasi e fiori in terracotta; vere di pozzo sono utilizzate anch’esse come grandi vasi.

Beni di riferimento

ARNESANO: Ville Materdomini e Paladini (o ai Minioti)
MONTERONI: ville Romano, De Giorgi e Zina

Bibliografia

  • Antonio Costantini, Guida alle Ville del Salento, Congedo Editore, Galatina, 1996.
  • Cosimo De Giorgi, La Provincia di Lecce. Bozzetti di Viaggio, volume I, Lecce, 1882.
  • Vincenzo Cazzato-Andrea Mantovano, Giardini di Puglia, Congedo Editore, Galatina, 2010



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